L’Europa si trova alle porte di un nuovo possibile conflitto di proporzioni planetarie, dopo la fine della Guerra Fredda. Gli attori in campo sono ancora una volta Stati Uniti e Russia.
Affrontiamo con Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia, il difficile momento a livello geopolitico che vede protagoniste le due superpotenze e gli Stati europei, tra cui l’Italia, come piccole “comparse” incapaci di incidere veramente sugli equilibri internazionali, nonostante, di fatto, il conflitto, che si sta svolgendo in Ucraina, sia alle porte di casa nostra.
Savoini, qual è stato secondo lei il punto di partenza che ci ha portato a questa situazione?
Premetto che la Russia è un territorio molto appetibile geopoliticamente, è infatti molto ricca di materie prime oltre che gas e acqua. E poi non dimentichiamo la Siberia, chi detiene quella regione ha in mano delle risorse inestimabili. Questi motivi sono sufficienti a farci capire perché dal crollo dell’Urss, si cerca di accerchiare e indebolire la Russia.
E quindi l’asse Usa e Ue ha pensato di servirsi dell’Ucraina.
Per la Russia l’Ucraina ha un’importanza significativa, e non solo a livello economico: Kiev è stata la prima capitale, Sebastopoli è stata una città fondamentale dato che controllava il Mar Nero.
In questa vicenda l’Unione Europea ha solamente esternato decisioni prese da lobby di potere, che vogliono indebolire l’Europa stessa, quando invece, a livello identitario ed etnico dovrebbe stare dalla parte dalla Russia: questo non significa che molti cittadini in Europa non supportino l’azione politica della Russia, però gli atteggiamenti dei capi di Stato europei dimostrano quanto siano piegati agli interessi delle lobby e di certi gruppi di potere.
E Putin non può sicuramente permettersi di perdere l’Ucraina in questo modo, anche perché difficilmente i Russi potrebbero perdonargliela.
Andrey Nikiforov, politologo russo ed editorialista: «Le sanzioni contro Mosca sono una manipolazione degli interessi di quei Paesi, Italia compresa»
di Gianluca Savoini
I carri armati russi sono entrati in Ucraina,? “La verità è che siamo nel pieno di una guerra di disinformazione. La Russia sta mandando e continuera a inviare aiuti umanitari nel Donbass attaccato dai golpisti di Kiev”. Gli Usa e la Germania spingono per nuove sanzioni? Non importa, Putin non mollerà. “Le sanzioni europee contro Mosca rappresentano una manipolazione degli interessi nazionali di quei paesi, Italia compresa. Evidentemente la politica dei paesi europei dipende da decisioni prese altrove”. Andrey Nikiforov, politologo russo ed editorialista del giornale “Lo specchio della Crimea”, gira il coltello nella piaga di una Ue succube della strategia atlantista di accerchiamento della Russia e avverte con convinzione: “Mosca andrà avanti per garantire aiuti umanitari ai cittadini che soffrono nel Donbass, perchè a Kiev c'è gente che gioca sporco su quella tragedia”,
Andrey Nikiforov, la Lega Nord ha chiesto ufficialmente al governo italiano di respingere le richieste dell'Ue sulle sanzioni alla Russia e chiede a Renzi di cacciare il ministro degli Esteri Mogherini, totalmente serva degli interessi antirussi. Il Carroccio inoltre sostiene che l'embargo dei prodotti italiani verso la Russia rovina la già fragile economia italiana. Cosa pensa di queste dichiarazioni leghiste?
Per me e' difficile stimare il potenziale dell'economia italiana. Ma il buon senso dice che le sanzioni che sono state emesse da un paese (oppure da paesi con cui questo paese e' alleato) contro i propri interessi e che servono gli interessi degli altri sono evidentemente sfavorevoli e lo mettono in grande pericolo. Si tratta evidentemente di una manipolazione. Se un paese permette di essere condizionato dalla volonta di altri, questi ultimi ne approfitteranno. Si tratta di una posizione strategicamente inaccettabile, in quanto porta a dipendere dalle decisioni prese altrove, al di fuori del proprio paese. Dall'altro lato fa piacere sapere che in Italia ci sono poteri politici che capiscono che l'embargo russo e' solo una risposta fondata sulla volontà di non essere condizionati da una volontà esterna. I paesi europei (Italia inclusa) quindi si trovano tra l'incudine e il martello.
Leggi tutto...“L’ideologia estremista che guida il regime di Kiev e che fa tanto comodo a chi vuole un’Europa debole e divisa, se non viene fermata a livello internazionale, si diffonderà anche in Europa e distruggerà la sicurezza continentale. Per questo dalla Crimea arriva un appello chiaro a tutti gli europei: fermiamo la peste arancione prima che sia troppo tardi, perché è quello il colore del regime golpista di Kiev”. Andrey Rostislavovich Nikiforov, politologo e scrittore di Crimea, lancia l’allarme, mentre l’esercito ucraino continua a bombardare i sobborghi di Donetsk nel tentativo di “normalizzare” il sud-est ucraino, a maggioranza favorevole alla secessione da Kiev e al ricongiungimento territoriale con la Federazione Russa. Proprio come ha fatto la Crimea (senza però alcun spargimento di sangue e in maniera totalmente pacifica e democratica) con il referendum del 17 marzo scorso.
Prof. Nikiforov, il politologo Alexandr Dugin, qui a Milano a inizio luglio, ha detto che, dopo la caduta di Slaviansk e quella possibile di Donetsk , Kiev vorrà riprendersi anche la Crimea, che considera territorio ucraino occupato illegalmente dai russi. Avete paura?
Io non condivido il pessimismo di Dugin e non credo che Donetsk sarà presa cosi velocemente. La città è quasi dieci volte più grande e molto più popolata di Slaviansk. In più Donetsk è solo un nucleo di un vasto agglomerato di città, ovvero parecchie città unite fra loro con frontiere amministrative. Tutto questo si trova lontano da Kiev e più vicino alla frontiera della Russia che Slaviansk. Cosi la presa di Donetsk da parte dell’esercito ucraino non è facile. Ho dubbi che i drappelli punitivi ucraini, così come sono messi, potranno raggiungere questo obiettivo. Parlando della Crimea,non è che Kiev vorrà cercare di riprendersela soltanto dopo l’eventuale caduta di Donetsk. Per il regime di Kiev si tratta del suo desiderio più grande, una sua idea fissa. Secondo me questo durerà a lungo. Può darsi che durerà parecchi anni e così il “progetto Ucraina” non si chiuderà per diverso tempo. Certamente la vicinanza con lo stato nazista ucraino non può non creare preoccupazione. Adesso in Kiev le teste più lucide stanno cercando di inventarsi diverse schifezze che possano infastidire la Crimea: si danno da fare a pensare in quale maniera potrebbero avvelenare meglio la nostra esistenza. Però l'azione militare dell'esercito ucraino in Crimea è secondo me una cosa assolutamente fantastica. Il prof. Dugin ha una ampia immaginazione per dar vita a questo scenario. Vorrei ricordare che non serve far entrare l’esercito russo Crimea. Si trova qui da 240 anni, dal 1774, quando le città di Kerch e di Enicale facevano parte dell'impero russo. Anche durante il periodo della nostra esistenza come territorio dell'Ucraina sovrana i contingenti dell'esercito russo, facendo parte della flotta del Mar Nero, si sono sempre trovati nella nostra penisola. Praticamente tutta la popolazione della Crimea adesso è di cittadinanza russa e si trova sotto la protezione della Federazione Russa. I drappelli ucraini possono perciò combattere senza grandi conseguenze solo contro alcune loro città, specialmente quelle senza vere armi di difesa. Ma quando devono confrontarsi con un potere ben organizzato, gli ucraini perdono il loro eroismo. Quello che mi preoccupa di più non e il mitico attacco alla Crimea, bensì la grande impunità del regime di Kiev nel Donbass. Lì si trovano i nostri connazionali. Dobbiamo salvarli dal genocidio. E questo è l'obiettivo non solo della Russia, ma di tutto il mondo civile. Perché i neonazisti che hanno preso il potere a Kiev non minacciano solo la Russia.
Cosa deve fare Putin secondo voi? Mandare l'esercito russo a difendere Donetsk?
La decisione più semplice sarebbe quella di far entrare l'esercito nel territorio del Donbass, in tutto il sudest, fino al fiume Dnepr, cacciando sulla riva destra tutti i drappelli estremisti e procedere alla “denazificazione” di tutto il territorio ucraino. Quindi sul territorio liberato indire un referendum indipendentista in ogni regione. Quelli che sceglieranno di far parte di Novorossia, ne entreranno come soggetti della nuova federazione; quelli che sceglieranno l’Ucraina, potranno vivere dentro l'Ucraina sovrana. Quelli che decidono di esistere come indipendenti (e questo può succedere in Transcarpazia), faranno come vogliono.
Leggi tutto...“Sono appena tornato dalla Crimea, dove ho verificato l’assoluta regolarità delle operazioni di voto al referendum indipendentista di domenica scorsa e l’entusiasmo e la partecipazione della gente crimeese spero possa essere di buon auspicio anche per noi catalani e per i nostri fratelli in battaglia scozzesi e padani. La libertà vincerà, il centralismo e l’asservimento alle consorterie mondialiste ha i mesi contati”.
Crede nell’”effetto domino”, Enrique Ravello, importante esponente indipendentista catalano, da pochissimo tempo uscito dal partito “Plataforma per Catalunya” per fondare “Som Catalans” (Siamo Catalani), una formazione indipendentista che guarda però anche ai valori della tradizione e ha stretti contatti con altri partiti identitari europei, primi fra tutti il fiammingo Vlaams Belang. “Nei prossimi giorni annunceremo alla stampa la nascita di questo movimento per l’autodeterminazione della Catalunya – spiega Ravello -. Mi piacerebbe inoltre incontrare anche gli esponenti della Lega Nord, perché le posizioni del Carroccio e del nuovo segretario Matteo Salvini sono molto significative e, a differenza di altri esponenti catalanisti, noi apprezziamo la linea politica leghista e crediamo che il progetto di Salvini possa risultare vincente”.
Come mai lei e altri esponenti di “Plataforma per Catalunya” avete abbandonato il partito per fondarne uno nuovo?
Da mesi era in atto una forte contrapposizione all’interno di PxC tra chi come noi non voleva alcun compromesso con il regime statalista e centralista di Madrid e quelli che invece non hanno replicato alle minacce nazionaliste del governo spagnolo, fermamente contrario al referendum indipendentista che si terrà in autunno. Abbiamo cercato fino all’ultimo di far emergere la componente indipendentista nel partito, ma poi abbiamo dovuto gettare la spugna e siamo usciti. Abbiamo già avuto l’adesione da molti eletti in diverse amministrazioni locali e ci presenteremo alle amministrative del 2015 in tutta la nostra nazione. Adesso però lavoreremo insieme alle altre forze indipendentiste catalane per raggiungere il nostro obiettivo: la nascita della Catalunya indipendente.
Leggi tutto...Le prime foto di San Pietroburgo? Furono scattate dal ticinese Ivan Bianchi nel 1852.
Alla galleria d’arte di Mosca Multimedia Art Museum il 26 febbraio è stata inaugurata la mostra con le opere dell’artista italo - svizzero, pioniere della fotografia in Russia. Ad accorrere alla sala espositiva un pubblico molto numeroso e curioso, infatti, vedere le prime foto della capitale nordica della Russia è emozionante, e inoltre scattate da un artista straniero! Le fotografie in mostra sono conservate nell’archivio Ivan Bianchi presso il Centro culturale “Il Rivellino” di Locarno, guidato da Jean Olaniszyn e dai fratelli Arminio e Paolo Sciolli.
A presentare al pubblico russo le foto dell’artista ticinese, che segnò trent’anni della storia della fotografia in Russia, è stato il direttore de “Il Rivellino” Arminio Sciolli. Ecco a voi l’intervista che ha gentilmente rilasciato a “La Voce della Russia”.
- Qual è l’importanza di Ivan Bianchi per le nostre culture?
- Ivan Bianchi innanzitutto è il primo fotografo a San Pietroburgo. È un fotografo di opere architettoniche molto legato a tutti gli italiani e gli italiani-svizzeri. All’epoca non esistevano né l’Italia né quella Svizzera che conosciamo oggi. Vivevano tutti a San Pietroburgo nel quartiere italiano, nella via Italianskaya. Bianchi era pagato per i suoi servizi dagli architetti, senza essere molto cosciente che poi un giorno le sue foto sarebbero diventate degli oggetti di museo.
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